I Quattro Beniamino – S. Nadalini

L’inesauribile fantasia di Silvia Nadalini dall’Africa de “il baobab” – la sua prima fiaba pubblicata nel 2006 – ci trasporta questa volta in scenari ancora più onirici: è l’Oriente favoloso de “Le mille e una notte” con i suoi suq dai profumi inebrianti, le sue città brulicanti di vita e sfavillanti di colori, le sontuose carovane di cammelli, cavalli e schiavi, mercanti vestiti di seta, orafi ed armaioli, fachiri e cantastorie, venditori di mappe e fini pergamene, figlie di sultani, donne dal volto coperto, poetesse e umili locandiere… E lì la terra dei sogni, a cui si approda solcando i mari e attraversando deserti sconfinati.
Sono di sapore direi biblico, le storie dei tre Beniamino, nelle quali accanto ad un padre identico nel suo amore al padre della parabola evangelica si alternano altrettanti figli dallo stesso nome ma non dallo stesso cuore. Tutti sono i beniamini, i beneamati, ma non sanno di esserlo.
Al di sopra delle differenti situazioni (il padre e i tre Beniamino sono di volta in volta pescatori, mercanti, ricchi possidenti di terre) aleggia sinistra la presenza di una lunga guerra, che col suo strascico di distruzioni, di fame e di morte spinge i giovani a distaccarsi dalla loro terra in cerca di fortuna, lontano. Parabola dei nostri tempi, dove i figli delle terre devastate dalla guerra in cerca di un futuro sono i figli del Sud e del mitico Oriente? O parabola della eterna condizione umana alla ricerca di altri orizzonti, verso cui il nostro cuore inquieto ci spinge inesorabilmente? Perché a lasciar la casa paterna non sono solo i figli scontenti, esasperati, ma anche chi non vorrebbe lasciare il padre.
Oltre la costante del distacco dal padre – vissuto diversamente dai tre figli- e del viaggio verso il proprio futuro, su un mite e lento asinello o un focoso destriero nero, c’è l’identico patrimonio con cui si parte: le sette monete di rame. C’è chi lontano fa fortuna in pace, privilegiando la ricchezza dei sentimenti, l’amicizia, la bellezza della poesia e dell’amore.
C’è chi invece addenta la vita, famelico come un turbine, accecato dal miraggio del denaro e del successo, sprofondando nella tristezza da cui non lo salva neppure l’oblio dell’oppio, fino a scoprire la gratuità del dono, che lo guarisce dal suo male per mano di una povera famiglia di beduini.
C’è chi ama di un amore romantico, o tempestoso o bucolico, secondo l’indole di ciascuno. C’è chi torna al richiamo del padre morente per restare nella sua terra d’origine e chi ritorna nella sua nuova patria.
Al di là però delle diverse vicende c’è un unico comune approdo: la scoperta del padre che ha amato ciascuno con un cuore diverso come diverso è ciascun figlio, eppure con lo stesso amore. Il vero tesoro non sono le dieci identiche monete d’oro, di cui non hanno più bisogno perché sono tutti e tre ricchi ormai, ma la scoperta di quanto sono stati amati e preziosi per il padre.
Tanti ancora sono i possibili livelli di lettura, a cui Silvia invita il quarto Beniamino, cioè ciascuno di noi. Infinite saranno le favole del padre e di ogni suo figlio “beniamino”, come infiniti i cammini di ciascuno, non sempre e non tutti forse a lieto fine, come nelle favole.
C’è però anche qui, come in tutte le favole, una chiave che apre la stanza misteriosa o una mappa che svela dov’è il tesoro nascosto. L’autrice l’ha dissimulata, ma neanche troppo, in una frase: “Beniamino aveva capito che l’amore non si può trattenere, ma si può solo dare… e che quando si dà e si condivide, l’amore si moltiplica”.
E’ questa anche la filosofia che ispira l’agire dell’OPAM (Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo), un’organizzazione non governativa (ONG) e non lucrativa di utilità sociale (Onlus), apartitica, di ispirazione cristiana, che ha come obiettivo principale la lotta all’analfabetismo e la promozione del diritto all’istruzione nei Paesi in Via di Sviluppo più poveri del mondo. Silvia, che ne condivide profondamente lo spirito, con il ricavato delle  sue fiabe collabora al reperimento dei fondi necessari per realizzare i progetti mensili dell’OPAM: costruire scuole per bambini, sostenere i maestri, finanziare corsi di educazione alla salute, di formazione al lavoro, in special modo per le donne, pesantemente discriminate nel diritto all’istruzione.
Inoltre, proponendoci nei suoi racconti questo ideale filo d’Arianna, Silvia ci aiuta a non smarrire la strada per uscire dal labirinto in cui spesso ci troviamo prigionieri. E’ quanto una piccola grande donna dei nostri giorni, Madre Teresa di Calcutta, andava ripetendo: “Possediamo solo ciò che abbiamo donato”. E’ l’esperienza che possiamo fare tutti. E’ il dono della maturità ed anche la gioia più vera. Infatti “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.
Questa fiaba nella sua lunga gestazione si è trasformata in un vero progetto educativo, coinvolgendo tante persone che con entusiasmo e passione hanno collaborato alla sua crescita. Essa è la prova tangibile che quando si condivide, l’amore si moltiplica.

(Prefazione di don Aldo Martini, Presidente nazionale dell’Opam)

Acquistando questo libro contribuirai a realizzare uno dei progetti dell’OPAM – Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo.

Autore

La scheda di Silvia Nadalini.

Informazioni

Editore: Apogeo Editore
Autore: Silvia Nadalini
Data pubblicazione: Ottobre 2010
Formato: Libro – Pag 68 – 21,5×30 – cartonato
Categorie: Fiabe e Racconti

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Per maggiori informazioni contatta Silvia Nadalini ai seguenti recapiti: +393357252602 • nadalini@salutepsicosomatica.it.

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