Il presepio come rappresentazione della rinascita interiore

In questi giorni di feste le nostre città, le chiese e le nostre case si adornano dei simboli del Natale, tra cui per tradizione e cultura spicca quello del presepio. Il presepio è una rappresentazione della notte Santa. Viene attribuita a san Francesco di Assisi l’ideazione e l’allestimento del primo presepio, a Greccio in Umbria, nella notte di Natale del 1223. Francesco era appena tornato da un pellegrinaggio a Betlemme ed era desideroso di rievocare l’emozione provata nel visitare i luoghi della nascita di Gesù condividendola con gli abitanti del borgo umbro in cui si trovava. Fu la prima rappresentazione sacra, descritta da Bonaventura da Bagnoregio  nella Leggenda Maggiore, e dipinta da Giotto in uno degli affreschi che possiamo ammirare nella Basilica Superiore di Assisi. Il primo presepio fu ideato da san Francesco con personaggi tratti dalla popolazione di Greccio, una rappresentazione sacra con degli attori , fu insomma quello che noi oggi chiamiamo un “presepie vivente”, e solo successivamente allestire il presepio diventò un rito popolare dove si usavano delle statuine. E così, dal paesaggio  e dai pastori beduini della Palestina di 2017 anni fa, le statuine del presepio arrivano ad oggi indossando i panni dei luoghi e del tempo in cui il presepio viene preparato in attesa della notte in cui si aggiungerà l’ultima satuina, la più importante, quella del Bambino sulla mangiatoia. Le statuine del presepio esercitano su grandi e bambini un fascino sottile fatto di tenerezza e curiosità. Ognuna di loro racconta una storia. Nei presepi tradizionali, sono presenti i pastori con le pecore, ma anche, i lavori dell’artigianato locale: il fornaio, il fabbro, il falegname, l’oste, la fioraia, il contadino,il pescatore, il vasaio, il muratore; troviamo perfino il calzolaio, il sarto, il fruttivendolo, il cacciatore. Ognuno è presente con il dono del suo lavoro. Ci sono poi soldati, suonatori di zampogna, chitarra e flauto; ci sono perfino delle statuine caratteristiche e curiose. Tra queste, c’è la Zingarella di origine siciliana, che Ambrogio Sparagna, studioso di poesie e canti popolari,  ci ricorda mentre predice il futuro alla Madonna in una filastrocca che racconta come la Zingarella offrirà  rifugio nel suo carrozzone  ai “tre meschini poveri e pellegrini” in fuga verso l’Egitto.  C’è il Benino, un pastorello che, nonostante gli angeli che cantano e la luce della Cometa, si riaddormenta sfinito e sorridente ai piedi della grotta. C’è una statuina della tradizione bolognese, che si chiama “Meraviglia”: è una giovinetta felice che agita le braccia, forse balla per la gioia , che trova in “Festoso”, il suo omologo presente nei presepi toscani. C’è l’oste ciccione e l’ubriaco con il fiasco in mano. C’è un personaggio curiosissimo, si chiama  “Caganer”, statuina immancabile nella tradizione catalana che si mette nel presepio in un punto nascosto: è un omino buffo colto in fallo mentre sta defecando, che fa ridere i bambini, e non solo i bambini. Nei presepi napoletani poi compaiono le statuine dei personaggi dell’attualità, calciatori famosi, personaggi della tv, attori, attrici, politici. Chi di noi ha dei bambini in casa, sa che prima o poi nel presepio appariranno anche macchinine, astronavi, fatine o improbabili peluche. Il presepio esercita sempre su di noi una grande attrazione , al di là del nostro personale credo religioso. Dove c’è un presepe, c’è qualcuno fermo a guardarlo, contemplarlo, ammirarlo; ci fermiamo in silenzio e cerchiamo il nostro personaggio preferito come se cercassimo un amico. Il presepio è  una rappresentazione, la rappresentazione della nascita di un Bambino: questa nascita avviene nel freddo di una notte d’inverno, quando il buio ed silenzio invadono la terra. E’ un Bambino portatore di luce e di speranza, un bambino atteso. Per questo motivo, oltre il significato devozionale e religioso, possiamo interpretare il presepio anche come una rappresentazione simbolica di come una rinnovata fiducia, di come una nuova  speranza possa rientrare nella nostra vita nei momenti più freddi e bui della nostra esistenza con la potenza di una nascita, che è la nostra stessa rinascita interiore. A questa rinascita partecipano tutti gli aspetti del nostro essere e della nostra quotidianità, nessuno escluso : sono le “statuine del presepio”. E fra poco  tre statuine si aggiungeranno al nostro presepe: sono i Re Magi, figure misteriose ed esotiche, che portano al Bambino Gesù i doni dei re, i più preziosi. I re Magi che giungono dall’ Oriente e dall’Africa, portano anche nelle nostre case in dono il sapere, la cultura e la conoscenza che arrivano da paesi lontani, tradizioni diverse dalle nostre, e forse la loro presenza ci suggerisce di attendere con curiosità e apertura tutto ciò che ci sembra così diverso e lontano dalle nostre abitudini.

Dr.ssa Silvia Nadalini, psicologa psicoterapeuta, membro della SIMP Sezione di Rovigo

 

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