L’arte dell’incontro e la relazione terapeutica

La vita, diceva il grande poeta brasiliano Vinicius de Moraes, è “l’arte dell’incontro”. “Incontro” è una parola che deriva dal latino ed è formata da un suffisso rafforzativo “in”, e da un avverbio “contro”: significa letteralmente essere di fronte a qualcuno, ma in un modo intenso, dato da quel suffisso rafforzativo. Un vero incontro quindi non è un semplice e fugace incrociarsi , ma significa accettare il rischio di aprirsi e di muoversi, di non restare chiusi e fermi, di non fuggire e di accogliere oppure andare verso, l’altro. E’ una occasione di conoscenza reciproca, di apertura: “andare incontro” significa muoversi verso l’altro, ma anche , metaforicamente, accoglierne le esigenze ed i bisogni con generosità. “Tutto ciò che vive e si muove si incontra, solo le montagne non si incontrano mai”, dice Nunzio Galatino, l’incontro è un elemento dinamico sempre presente nella nostra vita. Ogni giorno della nostra vita ci offre la possibilità almeno di un incontro, sia con chi già conosciamo o con chi definiamo ‘altro’ e ci è sconosciuto. A volte ci succede di essere così chiusi in noi stessi da non riuscire a vivere veramente l’esperienza concreta, intensa ed a volte anche sorridente, di un vero incontro. Forse anche chi incontriamo tutti i giorni al lavoro, per esempio, non lo conosciamo così bene, non lo abbiamo mai veramente incontrato, ma solo “incrociato” superficialmente, distratti o troppo presi dalle nostre preoccupazioni. Aprirci  ad un vero incontro con l’altro ci dà la possibilità di vivere un incontro tra almeno due universi vitali, il nostro e quello dell’altro: è un incontro tra vite, esperienze, culture, storie che ci può portare spesso ad una nuova visione del mondo, più ricca , gustosa e sfaccettata. Un vero incontro è anche il frutto di una libera scelta perchè non siamo mai obbligati ad incontrare davvero qualcuno, ad accoglierlo o ad aprirci. Tuttavia, saremo sempre  trasformati dopo un  incontro profondo e significativo. Incontrare “l’altro” , “l’altro da me”, a volte, “il diverso”, ci offre la possibilità e spesso il dono di poter vivere attraverso la narrazione dell’altro, altre vite, altre esperienze. Spesso è grazie all’incontro con “l’altro-da- me” , con tutto ciò che non conosco davvero, che  uno sguardo superficiale, univoco e chiuso sulla quotidianità si trasforma in uno sguardo nuovo, una opportunità per trasferirci su un’altra dimensione che fa riconoscere l’altro come fonte di ispirazione ed interrogarci,  indurci a muoverci per rinnovarci e magari dare il meglio di noi stessi . Da un vero incontro può nascere un nuovo progetto di vita, una nuova idea da sviluppare. Ogni incontro è  come un nuovo inizio, contiene qualcosa di magico e misterioso, una possibilità che racchiude in sè la bellezza dell’essere accolti, ascoltati, visti nella nostra umanità, ed automaticamente saper ricambiare con generosità questo sguardo.  Il guru indiano Osho scrive che “gli incontri avvengono sempre nei momenti in cui la mente è molto libera o molto affollata. Nel primo caso avvengono per donare alla nostra anima qualcosa di nuovo, nel secondo per liberare la nostra vita da qualcosa di sbagliato”. Tutte le relazioni significative della nostra vita sono il frutto di un vero incontro, hanno origine da un desidero vero (uno dei fondatori della Terapia Familiare, Salvador Minuchin, la chiamava “curiosità per l’altro” e definiva sè stesso in questo contesto “curioso come un bambino”) di conoscenza reciproca. La relazione è infatti il concretizzarsi del nostro desiderio di incontrarci ancora ed ancora e di potere, attraverso l’incontro con l’altro, incontrare anche noi stessi, di giungere al nostro vero Sè. Proprio questo è quello che dovrebbe  accadere  in una buona relazione terapeutica , quando da un incontro vero e profondo tra un essere umano in difficoltà , sofferente oppure alla ricerca di Sè stesso,  ed uno psicoterapeuta,  ha origine una  psicoterapia evolutiva, positiva e fruttuosa. La relazione terapeutica è la base necessaria per qualsiasi processo di guarigione e di cambiamento ed alcuni autori sostengono che è proprio la relazione stessa che cura, più che il modello teorico seguito dal terapeuta. La relazione terapeutica è l’ esperienza straordinaria di un incontro sincero, unico, sempre diverso, di condivisione e di umanità. Irvin Yalom, psicoanalista americano autore di bellissimi romanzi e saggi su questo tema, sostiene che  la (psico)terapia è un dono: fare esperienza di un cammino psicoterapeutico è come una avventura condivisa in cui paziente e terapeuta si incontrano come dei “compagni di viaggio” in un viaggio che conduce entrambi verso il senso di una vita vissuta in pienezza.

Dr.ssa Silvia Nadalini, psicologa psicoterapeuta, socia  SIMP Sezione di Rovigo

 

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